Un attore (Michael Keaton), celebre per aver prestato il volto a un iconico supereroe, sta allestendo una commedia da portare in scena a Broadway. Nei giorni precedenti alla prima, si ritroverŕ perň a fare i conti con il proprio ego, tentando di recuperare i rapporti con la sua famiglia, la carriera e, in un'ultima analisi, anche se stesso.
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VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO: Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR: Miglior film straniero
VINCITORE DI 2 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior attore in un film commedia o musicale (Michael Keaton), Miglior sceneggiatura (Alejandro González Ińárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo)
Primo film di Inarritu che ho visto. Come per tanti, tantissimi altri film vincitori di premi Oscar non si può non notare una certa "furbizia" da parte del comparto tecnico, che adotta vari stratagemmi più o meno "sporchi" per farsi piacere (qui a mio avviso non troppo "sporchi", nel complesso). Tant'è vero che è stato coniato il termine "acchiappa-Oscar" per definire un certo tipo di pellicole. E "Birdman", un po', rientra in questa categoria. La tecnica del piano sequenza con qualche camuffamento tutto sommato funziona, e mette in evidenza la grande abilità del regista e soprattutto del direttore della fotografia, anche se ciò non sarebbe stato possibile senza le attrezzature odierne. Ma non si tratta di una tecnica molto originale: già Hitchcock ebbe intenzione di realizzare (purtroppo senza successo, proprio per via di questioni tecniche) "Nodo alla gola" con un singolo piano sequenza, poi diviso per otto. E già Sokurov, nel 2001, girò interamente (stavolta riuscendoci, a differenza di Hitchcock, proprio in virtù delle innovazioni tecnologiche) un film che non è difficile definire "capolavoro", ovvero "Arca Russa", interamente in piano sequenza. Inarritu ha dunque semplicemente ritirato fuori una tecnica già sperimentata più volte in questo modo, svolgendo comunque un buon lavoro a livello di sceneggiatura nel collegarla in qualche modo alla realtà teatrale, riuscendo dunque a giustificarla. Però, come ogni film che vuole "star simpatico" agli Oscar che si rispetti, anche "Birdman" a livello tematico propone spunti pure interessanti, ma comunque non molto graffianti o irriverenti. D'altronde, oramai da diverso tempo, per vincere un Oscar un regista, prima che un buon regista deve essere un buon politico, o meglio, un buon diplomatico. Non vuole essere necessariamente una critica (le leggi del mercato funzionano in un certo modo, e l'Oscar è uno dei premi più legati al mercato), ma va comunque tenuto conto nel momento in cui si afferma o si crede che i film premiati dall'Oscar stesso siano necessariamente i migliori dell'anno.